UNA STORIA D’AMORE NEI LUOGHI DELL’ANIMA

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Come intuì benissimo Nietzsche, riprendendo il concetto da Schopenhauer, ogni essere umano è pressoché dominato da una sorta di energia vitale, primordiale, che lo spinge ad agire senza il controllo di alcuna intelligenza. Egli chiamava questa energia “volontà di potenza”.

A suo avviso, si trattava della vera essenza dell’uomo, ciò che egli chiamava “spirito dionisiaco”, ritrovandolo perfettamente nella figura archetipica del dio greco Dioniso. In realtà Nietzsche non scava scoprendo nulla di nuovo, quanto piuttosto rendendo fruibile al pubblico occidentale un concetto fondamentale della filosofia tradizionale.

Il Tao lo chiamava Yang, per la Kaballah ebraica era il lato di destra dell’albero sefirotico, nella simbologia del tempio di Salomone è Yachin, il pilastro di destra, la forza vitale. Un principio attivo, simbolicamente rappresentato dal sesso maschile, il triangolo con la punta rivolta verso l’alto, e dal colore bianco come la luce del sole, infuocato, fonte di vita.

Certamente è questa energia che caratterizza la nostra psiche, che emerge dal profondo di noi stessi, portandoci ad agire nel mondo al di là di qualunque contenimento. Per via di questa energia amiamo, gioiamo, soffriamo, ed è questa che ci spinge a metterci in gioco ogni istante della nostra vita, incuranti della nostra stessa sopravvivenza, o di quella degli altri. Lo Yang ci porta tanto ad amare quanto ad uccidere, e chiunque lo ha dentro, per una semplice ragione: egli appartiene ad una specie, e la specie intende sopravvivere. È lo Yang che conduce gli esseri umani ad accoppiarsi, che spinge una donna a desiderare la maternità contro il suo stesso benessere fisico, perché spinta da una energia che viene non dalla sua individualità, ma dalla collettività di specie che è in lei.

Perciò per questo concetto la psicanalisi ha coniato il termine “inconscio”: perché in esso non c’è controllo, non c’è razionalità. Esso è “libido”, letteralmente traducibile come “brama”. Quindi questa è la nostra essenza primordiale: brama, desiderio, cioè fame. Perciò agiamo.

Perciò non ci dovremmo affatto sorprendere di vedere gli esseri umani di ogni epoca, in ogni luogo, caratterizzati da questa voglia di competere, di sopraffarsi vicendevolmente, e meno che meno dovremmo meravigliarci del successo sociale del moderno consumismo. Esso è dovuto al fatto che è semplicemente il modello sociale che meglio soddisfa la fame del nostro Yang.

Ma l’esperienza umana, in millenni di evoluzione, rese coscienti gli uomini che lo Yang, seppure fosse la fonte della nostra stessa vitalità, lasciato solo ed incontrollato non conduceva al bene-essere. Il Buddha, ad esempio, comprese che è proprio nella brama, nei desideri e negli attaccamenti, che risiede la fonte della sofferenza. Per questo gli uomini svilupparono l’intelligenza, il contenimento, l’autocontrollo. Per impedire che arrivassimo a sbranarci gli uni con gli altri. Nel Tao questo contenimento è chiamato Yin, è la colonna di sinistra del tempio di Salomone: Boaz, il principio passivo, il vaso che contiene l’acqua, rappresentato simbolicamente dal sesso femminile, il triangolo con la punta rivolta verso il basso.

Solo se Boaz equilibra Yachim, esiste benessere. Attenzione, si parla di equilibrio, non di repressione. Lo Yang è la nostra essenza, la nostra forza vitale, e lo Yin deve semplicemente guidarlo verso il nostro benessere, non sostituirsi ad esso. Una esistenza fatta solo di passività, di razionalità e calcolo fini a sé stesso, sarebbe morte e non vita. La nostra intelligenza dovrebbe essere al servizio della nostra forza vitale, perché alla fine Nietzsche aveva ragione. In realtà è la nostra volontà di vivere che sa ciò che dobbiamo fare. Si tratta soltanto di imparare ad amarla, accudirla e guidarla, come fa un genitore con un figlio. Non per reprimerlo, o perché si sente superiore. In realtà è il bambino che ha un superiore istinto alla vita rispetto all’adulto. Il genitore cosciente sa che il suo compito è di servire a quell’istinto, di limitarlo con la propria esperienza. Così nella nostra psiche convivono inconscio ed ego razionale, che se riescono a collaborare, portano l’essere umano alla propria completa realizzazione, mentre se non si comprendono, lo portano allo squilibrio psichico.

Una storia meravigliosa e terribile, a mio modo di vedere. A tutti gli effetti, una storia d’amore, che si consuma nei luoghi dell’anima.

In foto: Le due colonne, Jachim e Boaz, che segnano il confine iniziatico fra la terra e l’oltretomba, nella bozza di Rudolf Steiner ispirata al quarto sigillo dell’Apocalisse, tratta da Apocalyptic Seals (1907), dipinta da Clara Rettich con pastelli a olio su tela.

About Post Author

Domenico Rosaci

Domenico Rosaci è Professore Associato di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni, e conduce ricerche nel campo dell'Intelligenza Artificiale. E' autore dei saggi sull'esoterismo "Arcana Memoria" e "Il Labirinto del Cristo" e dei romanzi "Il Sentiero dei Folli", "La Zingara di Metz" e "I Fiori di Tanato", pubblicati da Falzea Editore.
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