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Il moderno Occidente è stato costruito sulla Cristianità. E la cristianità è attesa di una “salvezza” che non può che significare, evidentemente, che questa vita sia una sorta di condanna (altrimenti da cosa dovremmo salvarci?) D’altra parte, pensando al Cristianesimo, come non pensare alla “valle di lacrime” in cui noi dovremmo essere gementi e piangenti, o alla manzoniana “Divina Provvidenza” che sarebbe “il sugo di tutta la storia”, l’intervento esterno, chiamato “divino”, che ci riscatta dalla valle di lacrime grazie alla combinazione di due forze prodigiose: la naturale benevolenza di Dio e la nostra scelta di fare il “Bene”?

Una visione pessimistica del mondo, inteso come realtà nella quale ci troviamo calati, ed una visione ottimistica del nostro destino, che non dovrebbe essere che una cavalcata trionfale verso quella “salvezza” che Dio non mancherà di accordarci, ammesso che noi si abbia fede in Lui. Ma non si tratta forse dello stesso Lui che ci avrebbe inviati qui, nella valle di lacrime? Per il Cristiano, questa constatazione non altera la propria fiducia nella bontà divina. Non è Dio a farci soffrire, ma la nostra scelta del male (il passato è il peccato originale), ed è Dio che ci salverà sicuramente se scegliamo il bene (il futuro è la possibilità di “vita eterna” dopo la morte). Resta il fatto che questa teoria, piuttosto che basarsi su una qualche esperienza (nessuno è mai tornato dalla morte fisica a raccontare di una gioia paradisiaca) pare basarsi sulla semplice immaginazione, una specie di desiderio, che le cose stiano proprio così. Gli uomini occidentali hanno trovato confortante l’idea del Cristianesimo, ed il Cristianesimo ha fondato il moderno Occidente.

Per i popoli antichi, come gli Egizi o i Greci, il mondo non è né bello né brutto, ma semplicemente è ciò che è, ed esso offre innegabilmente l’esperienza della sofferenza (che per il Buddismo è realtà comune a tutti gli esseri senzienti) così come la possibilità di sperimentare, e quindi conoscere, molteplici altri aspetti dell’esistere, in cui si può esplicare quella forza primordiale, innata in tutti noi, chiamata “volontà di vivere”, che Nietzsche poi chiamerà “volontà di potenza”, ma che già il Tao aveva identificato come “Yang”. Una forza bestiale, irrazionale, senza senso, che ci rende però ebbri della vita, almeno fino a quando non pretendiamo di trovare in essa uno “scopo” o un “fine”.

Perciò i popoli antichi non si aspettavano nulla dal Dio, nessuna salvezza, ma semplicemente credevano che l’unico modo di vivere giusto fosse quello di essere in armonia con quella Natura in cui gli era stato dato di vivere, esprimendo liberamente il proprio “Yang”, che essi chiamavano Dioniso, e che consisteva nel camminare, guardare il cielo, innamorarsi, odiare, combattere, viaggiare, tremare, sorridere e svariati altri atti che iniziavano con il parto e finivano con la tomba.

Molto tempo dopo, Freud lo avrebbe chiamato “Es” (in tedesco, il pronome neutro “Esso”), o “inconscio”, considerandolo la fonte dei nostri mali, e ciò proprio perché Freud, che pure si dichiarò convintamente ateo, fu nella sostanza un grande rappresentante dell’Occidente cristiano, e per lui l’Es non è altro che il nostro passato di paure irrazionali infantili, ed il passato non può essere che “male”, mentre il futuro non può essere altro che possibilità di guarigione psichica, e quindi “bene”. Così come anche Marx, un altro ateo, vedeva nel passato l’oppressione delle masse e nel futuro la possibilità di riscatto della rivoluzione proletaria, sempre considerando “male” tutto ciò che ci è stato dato, e “bene” tutto ciò che potrà venire dalle teorie in cui crediamo, che sono tutte nient’altro che escatologie religiose.

E forse la più potente di tali escatologie, vera promessa di definitiva redenzione dalle sofferenze della “valle di lacrime”, è quella Scienza che con la maggiore convinzione possibile ha fede che “andrà tutto bene”, che oggi dobbiamo accettare l’oscurità di un mondo ostile che attenta alla nostra salute con il virus cattivo, ma tutto questo solo “finché non si troverà un vaccino”, cioè sino al trionfo immancabile della Scienza stessa.

Così, in duemila anni di Cristianesimo, l’Occidente ha perso di vista quella Natura con la quale i popoli antichi avevano sempre cercato di armonizzarsi attraverso l’esperienza, e quindi ha perso quell’idea che Dio non fosse altro che la Natura stessa e quindi, in ogni senso, solo un modo diverso e più completo di concepire l’esistenza umana, non finalistica ma puramente esperienziale.

Come ebbe a constatare Nietzsche Dioniso, quel Dio, in Occidente oggi è morto, e al suo posto c’è uno spaventoso vuoto che aspetta ancora di essere riempito.

Per ora si è fatto avanti solo qualche movimento di rivendicazione di “diritti”, a partire dalla rivendicazione dell’appartenenza del proprio corpo, altra versione della convinzione cristiana che tutto si possa gestire con la propria volontà, negando la realtà della Natura e credendo ciecamente alle proprie convinzioni-immaginazioni. Anche questi gruppi, che spesso si dicono atei ed anti-religiosi, sono paradossalmente nella sostanza figli della cultura occidentale cristiana.

Ma c’è posto per altri “ottimisti” ed altre visioni escatologiche, basta farsi avanti. L’Occidente cristiano crederà a qualunque mercante che venda qualunque tipo di salvezza.

Basta che il prezzo sia quello di mercato.

About Post Author

Domenico Rosaci

Domenico Rosaci è Professore Associato di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni, e conduce ricerche nel campo dell'Intelligenza Artificiale. E' autore dei saggi sull'esoterismo "Arcana Memoria" e "Il Labirinto del Cristo" e dei romanzi "Il Sentiero dei Folli", "La Zingara di Metz" e "I Fiori di Tanato", pubblicati da Falzea Editore.
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