Vivere nell’angoscia del pericolo non è vivere.
Vive solo chi comprende che lo scopo della vita è sperimentare, cercare, emozionarsi, provare sentimenti.
Ci si protegge dai pericoli che minacciano il nostro corpo fisico, solo per procurarci altro tempo per continuare a fare le esperienze di cui sopra. Pensare di proteggersi dai pericoli non facendo più esperienze, chiudendosi nella propria angoscia, vanifica completamente lo sforzo di proteggersi. Diventa un proteggersi fine a sé stesso.
L’uomo si protegge dai pericoli usando la razionalità, l’equilibrio, la saggezza. Trova soluzioni ai problemi, perciò ha sviluppato la scienza, che si occupa delle problematiche materiali, ma ha sviluppato anche l’introspezione interiore, la meditazione, la spiritualità, per affrontare le problematiche psichiche.
Certamente non ci si protegge da nulla, spargendo semplicemente in giro angoscia. L’angoscia è paura di ciò che non si conosce, e la cosa più sbagliata che si possa fare con ciò che non si conosce è averne semplicemente paura e bloccarsi. La paura è umana, ma lo è solo se ad essa si affianca il coraggio, altrimenti diventa disumana. Chi si nutre di sola paura ha abbandonato la propria umanità, per diventare un semplice calcolatore, una macchina programmata per accumulare giorni, più giorni possibili che possano separare da quell’evento che per tutti rimane inevitabile: la morte.
I Greci, fondatori della nostra civiltà occidentale, accettavano la condizione umana. Chiamavano gli uomini con la parola “mortali”, perché avevano compreso che la necessità di avere un termine alla vita è l’essenza stessa degli esseri viventi, e piuttosto che concentrarsi sulla paura, cercarono di sviluppare qualità dell’anima quali la saggezza e l’amore per la conoscenza, cioè la filosofia. Diedero un contributo fondamentale anche allo sviluppo della scienza, ma non pensarono mai di dominare con essa la Natura, perché ritenevano che nulla, neppure gli Dei, dovessero ambire a dominare la Natura, ma piuttosto conformarsi alle leggi del Fato, cioè della necessità. Lo scopo della scienza è piuttosto quello di scoprire i meccanismi fisici della Natura, e sfruttare tali conoscenze per procurarci benessere fisico, mai a discapito ovviamente del benessere psichico.
Noi occidentali moderni, ubriacati dal nostro egocentrismo, continuiamo a credere di potere dominare la Natura, e che l’unica cosa che conti sia il benessere fisico, e siamo così arrivati ormai al punto da non riuscire a sopportare il pensiero che esista qualcosa che non conosciamo, che possa metterci in pericolo fisicamente.
Noi siamo costantemente in pericolo. Noi siamo perennemente a rischio. Questa è la condizione umana, e non ci impedisce di vivere emozioni e momenti indimenticabili, anzi è proprio la causa di questa nostra possibilità. Chi ha compreso questo, vive giorno per giorno, attimo per attimo, e considera ogni momento non pienamente vissuto come un momento perduto. A nulla serve portare a casa la pelle, al prezzo di non vivere ogni momento della vita. Quella pelle sarà solo un involucro vuoto.
Meglio, infinitamente meglio, perdere quella pelle mentre si sta vivendo un’emozione, che sarà irripetibile. Un bacio, una carezza, un amplesso. Nessun giorno di sopravvivenza guadagnato vale un millesimo di questi atti. Chi non ha compreso questo, non ha compreso la vita, e chi sparge angoscia nel mondo, rende all’umanità il peggiore dei danni possibili, molto superiore alla sofferenza e alla morte fisica.
Gli procura la sofferenza e la morte dell’anima.