Esistono differenti popoli, in questa nostra umanità. Tra questi popoli, quello di gran lunga più numeroso è il popolo del rumore.
Esso è composto da individui che scelgono, quotidianamente, di identificarsi col proprio ego, di nutrirlo e ingrassarlo, e quindi farlo continuamente esplodere in chiassose esibizioni di arroganza e tracotanza. Si tratta di coloro che sono fortemente determinati a scegliersi una “parte”, ed a considerarla sempre la parte “giusta”, ed hanno un bisogno impellente di sentirsi divisi dalle altre parti, da coloro che considerano i “nemici”. Così si dividono in “partiti politici”, in “vax e no-vax”, in “putiniani e antiputiniani” e così via, tanto per citare alcune delle contrapposizioni più note.
Per la Tradizione, questo è il popolo dei morti ambulanti, ed è curioso che molti degli appartenenti a tale popolo si compiacciano di dichiararsi interessati alla sapienza, magari proprio a quella tradizionale, e inneggino continuamente a valori come la “libertà”, la “dignità”, il “coraggio” e la “fierezza”. Non hanno minimamente idea che i pilastri della Tradizione siano l’umiltà, la compassione, la gentilezza e l’amore. Consumano i propri giorni in una guerra perenne contro sé stessi e contro gli altri, e dopo essersi divorati a vicenda per qualche decina di anni, scompaiono dal piano dell’esistenza e “fama di loro il mondo esser non lassa.”
Poi esiste un popolo che di gran lunga è il meno numeroso: il popolo del silenzio. Gli individui che appartengono a questo piccolo popolo hanno scelto di ascoltare la voce della propria anima, e sono in viaggio guidati da quella voce. Cercano di migliorare il proprio stato di bene-essere, di allontanare per quanto possono la sofferenza esistenziale, scegliendo quotidianamente di coltivare umiltà, compassione, gentilezza ed amore. Ciò li porta a non volere cambiare nulla e nessuno, a non odiare nessuno, a non sentirsi divisi da nessuno, ed a limitarsi a seguire la Voce, il Logos che proviene dall’Origine.
Quasi nessuno si accorge che esiste il popolo del silenzio, ed è un bene che sia così. L’umanità esiste ancora perché nell’oscurità opera il popolo del silenzio, a bilanciare l’azione distruttrice del popolo del rumore. Oltre a questi due popoli, che costituiscono due estremi di uno spettro di inclinazioni differenti, ce ne sono tanti altri che rappresentano le differenti gradazioni dello spettro.
Ognuno di noi, giornalmente, sceglie a quale popolo appartenere e così decreta personalmente la propria sorte. “Faber est suae quisque fortunae.”
Nel mito, fu Prometeo a dare all’uomo questa possibilità, regalandogli la vera libertà e mettendogli sulle spalle l’onere della scelta. Ognuno di noi deve pagare questo onere, come prezzo al privilegio dell’esistere. E il prezzo che paga chi sceglie di appartenere al popolo del rumore, è altissimo.
Paga con l’annientamento di sé stesso.
Nell’immagine: Prometeo plasma l’uomo, olio su tela di Piero di Cosimo (1515)