IGNORANZA, SOSTANTIVO DI GENERE IDIOTA

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L’idiozia nella società contemporanea ha raggiunto ormai vette così estreme, che a me personalmente pare inutile anche semplicemente interessarsi di certe “problematiche” attenzionate con grande enfasi dalla cultura di massa.

Se siamo arrivati al punto che scegliere quale “cognome” sia più “giusto” attribuire a un figlio, se quello del padre o quello della madre, sia ritenuta una questione di etica e addirittura di diritti sociali, io credo che il solo fatto di esprimere anche un “parere” in merito dica già tutto sul grado di ottundimento raggiunto, per non parlare del livello di ignoranza.

Ormai non sappiamo nemmeno più cosa sia un cognome, perché sia stato introdotto, a cosa mai possa servire. Pensiamo addirittura che abbia qualcosa a che fare con l’identità.

Povera gente.

Evidentemente, Socrate, Platone, Eraclito, Pitagora o Parmenide non avendone avuto nemmeno uno, di cognome, non ebbero neppure un’identità. E chi li conosce oggi, infatti? Tutti noi “moderni” ed “evoluti” Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare avremo da adesso identità solide ed inscalfibili, come previsto infatti dai grandi autori del Novecento, che ci descrissero come “uno, nessuno e centomila”, “uomini senza qualità”, “cavalieri inesistenti”, fino ad arrivare all’ultima definizione di Vittorino Andreoli: “uomini senza identità”.

La saggezza della Tradizione suggeriva agli uomini in cerca della propria identità, del proprio Sé, di dimenticarsi anche del proprio nome, il più perfido degli attaccamenti, e di guardarsi dentro.

Noi, che dentro non ci guardiamo proprio più, siamo diventati così idioti da pensare che sia un “problema” quello di appiccicarci due cognomi piuttosto che uno, che faccia differenza se un cognome appartiene al padre o alla madre, che nel definire ciò che siamo esistano problemi di “genere”. L’unico “genere” di problema che oggi dovremmo attenzionare è l’idiozia; quella terribile, spaventosa a cui le masse umane sono giunte. E io direi di evitare di chiamare “femminismo” questa demenza imperante, questa ignoranza cosmica, per evitare di offendere tutte quelle donne che nel passato ormai lontano spesero la propria vita proficuamente per affrontare problemi veri, che richiedevano intelligenza e coraggio.

Questa demenza senza volto, e certamente senza genere se non quello dell’idiozia, questa demenza che si esibisce giornalmente nelle carnevalate in piazza, negli slogan con hashtag incorporato, nell’esibizionismo tatuato sul corpo e sull’anima, nella povertà culturale simbolicamente rappresentata da quei quattro stracci con cui rivestono un’anima inesistente, questa sarebbe la problematica su cui riflettere e magari esprimersi.

Ma sarebbe bene farlo in silenzio, ognuno per nostro conto, perché questo è proprio il momento per guardarsi allo specchio, o per estinguersi.

About Post Author

Domenico Rosaci

Domenico Rosaci è Professore Associato di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni, e conduce ricerche nel campo dell'Intelligenza Artificiale. E' autore dei saggi sull'esoterismo "Arcana Memoria" e "Il Labirinto del Cristo" e dei romanzi "Il Sentiero dei Folli", "La Zingara di Metz" e "I Fiori di Tanato", pubblicati da Falzea Editore.
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