LA MASCHERA, L’OMBRA E LA GUIDA

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Ognuno di noi tende, nella sua dimensione “pubblica”, cioè quella in cui ci si mostra e ci si confronta con gli altri, ad assumere comportamenti e caratteristiche che gli sembrano necessarie e vantaggiose per il proprio benessere. Così il professore universitario, quando fa esami, si mette la maschera da prof, anche se quando poi si trova in un contesto diverso, ad esempio ad una festa con vecchi amici di gioventù, se ne metterà un’altra che reputerà più adatta a quella diversa situazione.

Jung chiamava queste maschere, in modo collettivo, col termine “Persona”, che è proprio la parola latina che traduce “maschera”, e con ciò intendeva che la nostra psiche presenta una dimensione “personale” con la quale affronta il quotidiano; ma questa dimensione personale non rispecchia tutta la complessità della nostra psiche, anzi ne costituisce soltanto l’aspetto più superficiale. La nostra psiche, nel profondo, è costituita da caratteristiche, atteggiamenti, desideri, paure, sentimenti ed emozioni, che l’individuo tende a nascondere al pubblico, e per essere sicuro di mantenerli nascosti, arriva a nasconderli anche a sé stesso. Si tratta di aspetti di cui si vergogna. La vergogna è un meccanismo che nasce automaticamente, dal confronto tra ciò che emerge nel proprio intimo e ciò che la società, con le sue regole, schemi e tabù, ci induce a credere “giusto”. Se tale confronto rivela che desideriamo ciò che la società considera “sbagliato”, allora scatta la vergogna, come meccanismo di difesa: difesa da noi stessi. E così quegli aspetti di cui ci vergogniamo li nascondiamo, li spediamo in quella dimensione oscura che Jung chiamava, significativamente, “Ombra”.

Ma il nostro “Sé”, la nostra essenza, sta proprio in quegli aspetti nascosti. Noi siamo la nostra ombra molto di più di quanto siamo la nostra persona, che è solo un insieme di maschere. E se può risultare vero che alcuni aspetti di ciò che davvero desideriamo e immaginiamo possono essere dannosi o distruttivi e provocarci malessere se li esprimessimo liberamente (si pensi ad esempio ad istinti particolarmente aggressivi e violenti), molti altri aspetti non solo non lo sono affatto, ma sono proprio quelli che andrebbero fatti emergere e coltivati perché unica chiave per accedere al nostro benessere. E persino quegli aspetti più problematici perché potenzialmente distruttivi, fatti emergere con cautela e correttamente indirizzati, possono rivelarsi decisivi anch’essi per il nostro benessere. A questo dovrebbe servire la nostra Coscienza, il nostro Ego. A esplorare il nostro inconscio usando quelle capacità che chiamiamo “Intelletto”, e a farlo emergere a livello cosciente, guidandolo ed indirizzandolo affinché non ci rechi malessere. L’obiettivo di qualunque analisi introspettiva ed analitica, secondo Jung, è quella di far emergere Chi Siamo, il nostro Sé, smettendo di limitarci a quello strato psichico superficiale che è la Persona, le maschere. perché evidentemente nessuna maschera potrà mai accedere al benessere essendo soltanto un artificio, una convenzione.

Solo il nostro Sé, la nostra vera essenza, potrà sperimentare il benessere, e ciò a due condizioni fondamentali: la prima è quella di emergere dall’Ombra, la seconda è quella di essere guidati da una Ragione in grado di farlo.Per fare emergere l’Ombra è necessario affrontare e superare le convenzioni sociali, i tabù, tutto ciò che è ritenuto “sbagliato” non perché lo sia in sé, ma perché è la società a ritenerlo. Giordano Bruno fu un esempio eclatante di uomo che seppe affermare la sua Ombra a dispetto della Società che lo impediva. Ma se l’Ombra non è poi guidata dalla ragione, essa può rivelarsi distruttiva: Nietzsche è un altro esempio eclatante, stavolta di uomo che seppe fare emergere la propria Ombra, ma ne fu sopraffatto.

Fare emergere l’Ombra è in ogni caso fondamentale per dare un senso alla nostra esistenza, ed è molto meglio, da tale punto di vista, persino pagare il prezzo del danno causato dal non sapere contenere la propria Ombra, piuttosto che sprecare la propria esistenza a fare gli attori drammatici o comici, limitandosi ad interpretare maschere. Il benessere fornito dall’essere riusciti ad interpretare sé stessi sarà comunque notevole, seppure parziale e limitato dalle sofferenze causate da un Ombra non sapientemente guidata.

Se ci facciamo caso, la psicoanalisi junghiana è assolutamente identica al meccanismo introspettivo che Dante usa nella sua Commedia. L’emersione dall’Ombra è il risveglio nella selva Oscura, la Guida è proprio ciò che rappresentano Virgilio e Beatrice. E anche in questo scenario poetico, sebbene il meglio che ci si possa aspettare è di attraversare l’Inferno e il Purgatorio per poi arrivare in Paradiso sotto la sapiente guida prima di Virgilio e poi di Beatrice, persino il risiedere all’Inferno come succede a Paolo e Francesca, sofferenti ma coscienti della propria essenza di innamorati, è preferibile all’Ignavia. la condizione di chi non ha voluto mai fare i conti con la propria Ombra. Sei secoli di distanza nel tempo tra Dante e Jung, ma nessuna distanza nella sapienza della Tradizione.

About Post Author

Domenico Rosaci

Domenico Rosaci è Professore Associato di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni, e conduce ricerche nel campo dell'Intelligenza Artificiale. E' autore dei saggi sull'esoterismo "Arcana Memoria" e "Il Labirinto del Cristo" e dei romanzi "Il Sentiero dei Folli", "La Zingara di Metz" e "I Fiori di Tanato", pubblicati da Falzea Editore.
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