Che la nostra società sia ormai precipitata in uno stato di marcato squilibrio psichico e di crescente irrazionalità, a me pare evidente. Ma la mia opinione varrà giustamente meno di nulla per la maggior parte di chi si troverà ad ascoltarla, forse varrà qualcosa per qualcuno che avrà i suoi motivi per tenerla in considerazione, ma in definitiva avrà molta importanza solo per me, ed anche questa cosa la ritengo perfettamente normale e giusta.
Ciò non mi impedisce di condividerla comunque, questa opinione. In fondo è la storia dell’uomo, quella di condividere opinioni. Io ci ho scritto sopra un libro, dieci anni fa, sulla follia. Ne parlavo sotto una duplice prospettiva, quella della dissennatezza che porta ad agire lasciando libero sfogo agli istinti, senza più il controllo dell’intelligenza, e quella di chi reagisce alla dissennatezza, e comincia ad andare controcorrente, e perciò viene giudicato folle dalla società.
Un modo per riflettere che c’è modo e modo di essere folli. L’insensatezza, già allora mi sembrava avere raggiunto un elevato grado di maturazione. L’opposizione all’insensatezza, che pur sempre resiste, e che nel passato fu meravigliosamente rappresentata dalla figura eroica di Giordano Bruno, pare essere ormai relegata ad una modesta nicchia ecologica. Non per questo poco importante, anzi forse proprio oggi più che mai incredibilmente importante.
L’epoca del coronavirus è come se avesse fatto germogliare il grano della pazzia. Si raccoglie oggi tutto ciò che si è seminato in decenni di consumismo, di educazione allo spreco e alla superficialità, di culto dell’ego e della filosofia del successo. Sicuramente è stata una semina iniziata già con le rivoluzioni industriale e tecnologica, altrimenti i suoi effetti non sarebbero stati già così perfettamente avvertiti da grandi pensatori di inizio ‘900, come fu Carl Gustav Jung ad esempio, che ebbe una chiara premonizione di ciò che sarebbero stati i nostri tempi, ma anche Albert Camus, che disegnò con la penna la nostra attuale condizione di “stranieri” in un mondo invaso da una “peste”. Dei successivi contributi di George Orwell e di Pier Paolo Pasolini è persino inquietante parlarne, tanto si avvicinano alla chiaroveggenza.
Gente contemporanea che non sa più a cosa credere, che si aggrappa disperatamente a “verità” che le pervengono dai media e da social, ma che delle quali non è in grado di stabilire l’attendibilità, e quindi finisce per credere a ciò in cui crede la maggioranza oppure, per contrappasso, all’opposto di ciò in cui crede la maggioranza, ma in ogni caso con adesioni prive di razionalità, spesso completamente dogmatiche. Si crede a ciò che dà conforto, o a ciò che fornisce uno scopo di vita, al di là di comprendere quale sia la realtà.
Perché la realtà esiste, malgrado tutta questa insensatezza. Lo dimostra il sole, che ogni mattina puntualmente sorge esattamente quando deve sorgere, per tutti. Ed ancora più puntuale, lo dimostra la morte, che da quando esiste essere vivente, non ha mai fatto distinzioni per nessuno. Provate a negare l’esistenza del sole e della morte, e avrete dimostrato a voi stessi la vostra definitiva pazzia, ma anche questa è solo una mia opinione.
La realtà, per esempio, è quella della trama del tessuto delle mascherine, che sono decine di volte più larghe del diametro delle particelle virali, che mediamente hanno una dimensione di 0.1 micron, e per quanto qualche governatore di regione possa fare la voce grossa, penetrano tranquillamente quelle trame più o meno come se non le portaste. Quelle filtranti, chiamate ffp2 e ffp3, hanno diametri filtranti molto più efficaci, circa 0.3 micron, ed arrivano a filtrare fino al 95 per cento delle particelle virali, ma sono comunque monouso, se le lavate per riutilizzarle il filtro non funziona più. Il governatore vi dirà di lavarle, e di non pensarci, la magia farà poi il resto.
Vi diranno anche: “rispettate le regole, mettetevi le mascherine e uscite poco e tutto andrà bene”. Voi potrete pure rispettare le regole, ma purtroppo il “tutto andrà bene” fidandovi della protezione della vostra mascherina, dal punto di vista della realtà vale molto meno che fidarvi della protezione di Maria Santissima, non fosse altro che quest’ultima non pretende che la sua protezione si debba acquistare in farmacia.
Varrà soprattutto molto meno della più semplice e razionale accortezza di mantenere una ragionevole distanza dal vostro prossimo, ma questo i governanti ve lo dicono solo mischiandolo con l’ambiguo discorso sulle mascherine, lasciandovi così nell’incertezza e nell’incapacità di capire cosa fare e cosa non fare. Per esempio, pensare di utilizzare una mascherina mentre si corre, o lasciarla indosso per molte ore, nella realtà vi esporrà a contrarre patologie anche molto gravi, perché non respirerete correttamente e respirerete gli agenti patogeni trattenuti dal tessuto delle mascherine. Ma voi ascolterete i vostri governanti, e manderete addirittura i vostri figli a scuola dicendo loro di tenere indossata per ore la mascherina. Lo farete, perché vivete nell’insensatezza.
Tutto ciò, dobbiamo prenderne atto, pur essendo insensato, è oggi perfettamente normale, e quindi automaticamente diventa “sano” e non più folle. Così come è diventato normale pensare che uscire poco, cioè vivere una vita il più possibile da reclusi, limitando gli spostamenti all’aria aperta, sia una buona idea per la salute. Che ridurre drasticamente la vita di relazione per paura di contrarre il virus, sia saggio. Insomma, che non vivere più, per avere il privilegio di non ammalarsi di coronavirus, sia tutto sommato un ottimo affare. “Meglio a distanza che intubati”, vi diranno, e vi convinceranno, anzi vi hanno già convinti. Se qualcuno avesse convinto anche i nostri antenati, che vivevano nelle caverne, senza alcun “dispositivo di protezione individuale”, senza vaccini e senza alcuna tecnologia, a rimanere chiusi nelle caverne, probabilmente oggi il Covid-19 starebbe infettando altre specie animali, essendoci noi con ogni probabilità da largo tempo estinti.
Se qualcuno cercasse oggi di razionalizzare, di comprendere che il Covid-19, come l’intera realtà, è ciò che è, niente di più e niente di meno, cioè un agente patogeno che va affrontato studiandolo scientificamente e approntando soluzioni scientificamente valide, sostenibili in un quadro complessivo che tenga conto di tutte le esigenze fisiche e psichiche degli esseri umani, ecco costui verrebbe etichettato come sciocco, demente, pericoloso, in una parola “pazzo”, esattamente come fu etichettato Giordano Bruno quattrocento anni fa.
Perché noi abbiamo reso normale, sano, ciò che per la ragione è follia. Abbiamo sanificato addirittura la follia. E ci preoccupiamo di un coronavirus?