Noi siamo liberi di scegliere.
Ancora oggi c’è chi mette in dubbio quella che è l’evidenza più eclatante della nostra esperienza, e che al tempo stesso appare come il fondamento stesso della nostra esistenza.
Ad ogni bivio, noi possiamo scegliere quale strada imboccare. Ci si chiede: qual’è il motivo per cui facciamo una scelta piuttosto che un’altra? Molti hanno ipotizzato che ciò che appare come una libera scelta, sia in realtà conseguenza di cause che hanno agito su di noi in precedenza, per cui noi non potremmo che fare soltanto quella scelta e non altre.
Ma questa è pura speculazione, contraddetta da qualunque esperienza.
Certamente, le nostre scelte sono figlie di ciò che ci accade. Noi non determiniamo il nostro destino, come qualcuno scioccamente pensa (un altra ipotesi che non tiene conto dell’esperienza). Il nostro destino, cioè ciò che ci accade, è costellato da una molteplicità di eventi che altri, non noi, hanno determinato con le loro scelte. Noi non scegliamo neppure in quale famiglia nascere, non scegliamo le malattie che ci colpiscono, e persino il giorno della nostra morte può essere determinato dalla scelta di qualcuno che quel giorno sceglie di fare qualcosa che casualmente intersecherà la nostra strada. Noi viviamo nel castello dei destini incrociati.
Ma la libertà non è la capacità di determinare il proprio destino, non ha nulla a che fare col destino. Nonostante il destino, quando siamo noi a trovarci davanti a un bivio in cui ci sia una strada da scegliere, noi possiamo operare liberamente, qualunque sia la catena di eventi che ci ha interessati fino a quel momento. Per convincercene, basta che prendiamo un sasso in mano, e che ci poniamo il problema di decidere se continuare a tenerlo in mano nel prossimo minuto, o aprire le dita e lasciarlo cadere. Possiamo scegliere qualunque delle due possibilità, e nulla può pre-determinare quella scelta. Possiamo fare una data scelta, ad esempio, aprire le dita, e nell’istante successivo ripetere lo stesso esperimento nelle stesse identiche condizioni, e scegliere diversamente da prima. Noi siamo liberi di scegliere, negarlo è solo negare l’evidenza.
Così torna la fatidica domanda: qual’è il motivo per cui facciamo una scelta piuttosto che un’altra? La domanda è mal posta, perché parte da un presupposto che non ha fondamento. Parte dalla convinzione che ogni azione abbia bisogno di un motivo, che ogni effetto sia sempre conseguenza di una causa. Se è innegabile che ciò che ci è accaduto influenzi, spesso in modo decisivo le nostre decisioni, l’atto finale del decidere è indipendente da qualunque causa. Possiamo ragionare sul da farsi, tener conto di tutta una molteplicità di fattori prima di scegliere, possiamo quindi fare scelte che potranno essere facilmente previste. Ma possiamo agire anche in maniera totalmente imprevedibile, in modo che apparirà inconsulto ed inspiegabile.
Perché dietro l’atto dello scegliere non c’è la “spiegazione”, la razionalità, quegli schemi della mente che noi stessi abbiamo creato. Dietro ogni scelta c’è semplicemente la volontà di fare quella scelta. Una forza misteriosa, primordiale, essenziale, che può essere influenzata e persino controllata, ma che ciò nonostante appare, inspiegabilmente, libera.
E noi, che siamo certamente liberi di scegliere, non siamo però liberi di sfuggire alla nostra volontà. Lei ordina, noi eseguiamo. Quindi noi, liberi, siamo al tempo stesso schiavi della nostra stessa volontà, e ciò può sembrare paradossale, ma il paradosso è solo linguistico. Sta solo nella definizione che comunemente diamo di libertà.
Noi siamo schiavi della nostra volontà, ma la nostra volontà siamo noi stessi. Quindi in realtà siamo liberi, a patto di accettare come definizione di libertà non quella comune, per cui è libero chi non è schiavo di nessuno, ma piuttosto un’altra che appare più appropriata, alla luce dell’esperienza.
Essere liberi significa essere schiavi di sé stessi. Ed è questo ciò che davvero siamo.
Comprenderlo, è la scelta più importante che la vita ci pone davanti. E sarà sempre la nostra volontà ad operarla.