IL LIMITE DELLA SPECIE

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Gli esseri umani camminano su questo pianeta da milioni di anni. La nostra specie, Homo Sapiens, si è sviluppata a partire da almeno 300.000 anni fa. Le cosiddette “civiltà”, i primi Stati, erano già formati oltre 5000 anni fa. Nonostante tutto questo passaggio di tempo, l’umanità come specie non ha ancora imparato nulla. E non voglio dire che ha imparato poco. Voglio intendere proprio niente di niente. Sebbene ci siano stati tanti esseri umani che si sono perfezionati in saggezza, le masse hanno continuato e continuano a fare sempre gli stessi errori, senza imparare minimamente da essi. Ancora la gente continua a credere che esistano verità assolute, e che in nome di tali verità, si abbia il diritto di imporre la propria volontà ad altri esseri umani. Le fazioni a cui si cerca di imporre violenza inevitabilmente si ribellano e rispondono con altra violenza, con odio, con rabbia. Ogni fazione pensa di avere ragione, si convince persino di agire nel nome di un “bene” comune, e considera spregevole, incivile, arretrato chi la pensa diversamente, invocando alla fine sempre la costrizione, la forza e la violenza per imporre le proprie “superiori” ragioni. Il risultato è stato e sarà sempre lo stesso, inevitabile ed inappellabile: sofferenza, ed assenza di miglioramento spirituale dell’umanità. Finché gli esseri umani come specie, e non solo come singoli, non comprenderanno che occorra rispettare ed accettare la libertà altrui ad elaborare il proprio pensiero e alla propria auto-determinazione, l’umanità non farà mai veri progressi. Occorre comprendere che nessuno ha il diritto di pretendere che gli altri collaborino a quello che crediamo il nostro bene, ma che piuttosto ognuno di noi può solo cercare di portare avanti la propria strada, e chiedere collaborazione a chi vuol darla, e non pretenderla con la forza. Nessun motivo, neppure quello che ci appaia il più nobile ed il più santo, può giustificare l’uso della coercizione della volontà altrui. Le leggi, i regolamenti, i meccanismi giuridici delle società statuali possono porre limiti alla libertà personale solo fino ad un invalicabile limite: quello della libertà del singolo di auto-determinarsi. Si può pretendere, sulla base della legge, che un individuo non operi determinate azioni, come ad esempio rubare ed uccidere, ma non si potrà mai pretendere che egli faccia ciò che noi vogliamo, se non intende farlo. La Chiesa Cattolica, ad inizio del ‘600, era fermamente convinta che le idee e le parole di Giordano Bruno spargessero il male nel mondo, e pretesero con la forza che questi le abiurasse, in nome del bene comune. Il rifiuto di Giordano Bruno, la cui voce poté essere zittita solo con una morsa a serrargli la lingua, dovrebbe risuonare come monito altissimo a non commettere più tali errori, e quella nobile ed altera figura che oggi ci guarda da quel piedistallo di Campo de’ Fiori dovrebbe farci chinare la testa davanti a quel limite sacro nel pretendere di portare avanti le proprie ragioni. Neanche il fuoco può oltrepassare questo limite, e chi combatte per la libertà sopravvive, mentre chi la viola non ha alcun futuro, persino se pretende di parlare in nome di Dio. Fino a quando l’umanità non comprenderà l’esistenza di questo limite, codificato in un antichissimo archetipo che il taoismo chiama Yin, l’umanità rimarrà per sempre al palo, in uno stato primitivo di evoluzione che non solo non manifesta segni di progresso, ma ne manifesta altri, molto evidenti e preoccupanti, di regresso.

About Post Author

Domenico Rosaci

Domenico Rosaci è Professore Associato di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni, e conduce ricerche nel campo dell'Intelligenza Artificiale. E' autore dei saggi sull'esoterismo "Arcana Memoria" e "Il Labirinto del Cristo" e dei romanzi "Il Sentiero dei Folli", "La Zingara di Metz" e "I Fiori di Tanato", pubblicati da Falzea Editore.
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