LA VERA BELLEZZA E LA FALSA SAPIENZA

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Malgrado l’attuale società dei consumi viva all’insegna di un gretto materialismo, essa non è composta soltanto da persone superficiali, incolte e spiritualmente insensibili. Al contrario, la larga abbondanza delle risorse economiche disponibili rispetto al passato ha anche favorito l’emergere di una nicchia intellettuale piuttosto nutrita, che si serve dei media per accrescere le proprie conoscenze, e che si impegna nello studio e nell’approfondimento con entusiasmo. Se è vero che la grande massa, nel suo complesso, appare oggi omologata alla cultura del nulla, e viva nell’inconsapevolezza pressoché totale, e nell’incapacità di sapere discernere la bellezza, è anche vero che esiste una massa di minori dimensioni, ma pur sempre notevole, che invece è sia consapevole di molti aspetti della Realtà, e che è soprattutto capace di comprendere ancora la Bellezza.

Risulta evidente, ed anche per certi versi naturale, che tali persone più colte e sensibili reagiscano con insofferenza e addirittura sdegno alla cultura di massa, ed inizino a sviluppare tendenze all’isolamento sociale, per il fastidio che avvertono. Questa tendenza comprende spesso anche un atteggiamento di (spesso inconscia) superiorità intellettuale, ed anche lo sviluppo di sentimenti di disgusto e rancore verso gli “altri” che si percepiscono come brutti, cattivi o anche semplicemente non interessanti.

Questa tendenza si chiama misantropia, ed è purtroppo uno dei mali peggiori che possano emergere in un essere umano, e che per paradosso emerge più prepotentemente proprio nelle persone più colte ed educate, e soprattutto in quelle meno omologate e più anticonvenzionali. La Tradizione dell’antica saggezza ricorda sempre che non esiste vero miglioramento spirituale se non si procede in direzione dell’umanità, e per estensione di ogni tipo di collettività che ci circonda, compresi animali, piante, oggetti materiali e idee immateriali. Qualunque tipo di istruzione e acculturamento, per quanto raffinati, falliranno miseramente quando si indirizzeranno verso il solipsismo, cioè l’ammirazione verso il proprio ego, e non basta cercare di essere umili o vivere semplicemente, se ci intestardiamo a volere osservare la Realtà solo dal nostro privilegiato punto di osservazione. La misantropia è falsa sapienza.

L’eremita, l’asceta, medita nel suo eremo non per distaccarsi dalla Realtà, ma al contrario per illuminare la sua Via con la lanterna dell’Anima, per maturare amore e compassione per il Tutto. Essere soli, come Cristo nel deserto, serve a confrontarsi con l’Avversario, a superare le limitatezze e le meschinità dell’Ego, con uno scopo preciso: arrivare ad abbracciare il Tutto, la Realtà, Dio.

Se non riusciamo a provare reale com-passione, a patire insieme ad ogni essere esistente, a non percepire più reali differenze tra noi e gli altri, e soprattutto a comprendere che ciò che percepiamo come “negativo” è parte di quella Realtà di cui siamo fatti noi stessi, allora non stiamo realmente procedendo. Vivremo al massimo attimi di bellezza, ma non saremo mai Bellezza, che è solo e soltanto consapevolezza dell’amore e della compassione che pervade il Mondo, dietro il velo di Maya.

About Post Author

Domenico Rosaci

Domenico Rosaci è Professore Associato di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni, e conduce ricerche nel campo dell'Intelligenza Artificiale. E' autore dei saggi sull'esoterismo "Arcana Memoria" e "Il Labirinto del Cristo" e dei romanzi "Il Sentiero dei Folli", "La Zingara di Metz" e "I Fiori di Tanato", pubblicati da Falzea Editore.
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