VIVER COME BRUTI?

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La nostra umana tendenza a provare rabbia, sdegno, rancore davanti a fatti o persone che urtano la nostra sensibilità oppure il nostro universo di aspettative, è qualcosa di innato, della quale siamo provvisti fin dalla nascita, ed anche quando ci accorgiamo che essa diventa fonte di profondo malessere, non sempre riusciamo a contenerla usando la razionalità.

La società contemporanea poi, instillando a più non posso aggressività e istinto di competizione attraverso precisi atti mediatici, ha portato questa tendenza rabbiosa a spostarsi dalle situazioni più naturali (ad esempio la rabbia che si prova quando si subisce un grave torto o addirittura una violenza) ad altre completamente artificiali, come lo scagliarsi contro individui che neppure conosciamo ma che hanno semplicemente espresso qualche opinione contraria a ciò che di solito sosteniamo.

Addirittura arriviamo a non sopportare, ad odiare ed insultare, persino personaggi del mondo della cultura o del passato, ai quali abbiamo sentito attribuire qualche azione che ci indigna: notizie come “Montanelli era pedofilo” oppure “Pirandello era fascista” o ancora “Heidegger era nazista” oppure “Eduardo era omofobo” ci fanno letteralmente partire in quarta con improperi, desideri di censure e messa all’indice, mentre la rabbia scorre a fiumi alimentata soltanto da un ego gonfiato a dismisura e senza essere neppure sostenuta da una reale conoscenza di fatti e persone.

Sembra che siamo diventati ansiosi di dare soltanto giudizi su giudizi, di attaccare per sopraffare, senza rispetto per nulla che non sia semplicemente quello che crediamo essere il nostro diritto ad esprimerci. La libertà di espressione non è solo un diritto, ma anche e soprattutto una responsabilità. E non parlo solo di rispetto verso gli altri fine al benessere degli altri, ma del rispetto verso noi stessi, verso la nostra psiche che viene seriamente destabilizzata e compromessa da questo malsano esercizio all’offesa e al turpiloquio.

Non ci rendiamo conto che ormai invitiamo costantemente gli altri ad offendere come facciamo noi, che instilliamo anche nei giovani la stessa carica virale, che abbiamo fatto della tracotanza, dell’arroganza, dello sberleffo il nostro abito consueto.

Se vogliamo capire chi fossero davvero Montanelli, Pirandello, Heidegger, Eduardo De Filippo, Pasolini, mettiamoci a leggere le loro opere così come le loro biografie, con umiltà e interesse, ricordando che gli esseri umani sono umani esattamente come lo siamo noi, che nessuno dovrebbe essere elevato ad icona, ma che è quantomeno azzardato ed irragionevole che si possa disprezzare umanamente, senza neanche conoscere, chi ha dato qualcosa di sé all’umanità, quando magari noi abbiamo dato molto meno. Einstein picchiava la moglie, Giordano Bruno era collerico e si infuriava, Oscar Wilde è stato un dissoluto e un narcisista convinto, Agostino di Ippona rubava e aveva una condotta dissoluta per il suo tempo, e potremmo andare avanti per molto tempo con l’enumerazione di meschinità e miserie umane che certamente non danno a nessuno di noi il diritto di desiderare che uomini che hanno saputo dare qualcosa all’umanità debbano essere oltraggiati e offesi fin nel sepolcro. Cosa ne ricaviamo da queste nostre pretese, quale desiderio di “punire” gli errori gravi degli altri, nei quali dovremmo piuttosto riconoscere i nostri?

Impariamo magari a tacere e a riflettere, ad esercitare la critica in modo corretto, ad esprimere la rabbia e lo sdegno quando davvero si verificano, naturalmente e non artificialmente, situazioni gravi in cui non riusciamo a dominarci. Perché se non riusciamo a dominarci mai, vuol dire che siamo solo bestie, e non esseri umani.

Sciogliamo le dita di quel pugno, impegniamoci ad equilibrare l’ansia di scagliarci in avanti con la saggezza di saperci fermare prima di essere giunti al ciglio del burrone. Staremmo molto meglio, contribuiremmo a costruire una società migliore, ed eviteremmo di precipitare nel precipizio della follia distruttiva.

About Post Author

Domenico Rosaci

Domenico Rosaci è Professore Associato di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni, e conduce ricerche nel campo dell'Intelligenza Artificiale. E' autore dei saggi sull'esoterismo "Arcana Memoria" e "Il Labirinto del Cristo" e dei romanzi "Il Sentiero dei Folli", "La Zingara di Metz" e "I Fiori di Tanato", pubblicati da Falzea Editore.
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