Costruire civiltà. Di questo dovremmo parlare ai giovani, questo l’esempio che dovremmo dare con i nostri comportamenti e con le nostre parole, piuttosto che diffondere ideologie vuote di contenuti e di costruttività.
Fare nostra la lezione di Cristo che parla di fratellanza e di comunione, e di abbandono del livore, della rabbia e soprattutto della vendetta. Far nostra quella di Buddha, che ci parla di compassione verso chi non è altro che una versione differente di noi stessi, e che ci induce alla ricerca della pace e non della sofferenza. Far nostro Platone, e il suo amore per la Sofia, la conoscenza che avvicina gli uomini accomunandoli nello stesso desiderio di ricerca, e Pitagora, con il suo invito a cogliere l’armonia dell’universo, superando le stonature.
Circa un anno fa, ad una conferenza organizzata da un collettivo femminista, mi capitò di sentire dalla voce di una signora che si auto definiva una “educatrice” e una “progressista” desiderosa di promuovere diritti civili, un invito a depennare dai libri di scuola e dall’intera cultura umana i nomi di Hegel e di Schopenhauer, perché rappresentanti di una cultura “patriarcale”.
Questi per me sono esempi di disvalori, questa è l’intolleranza, la violenza, l’ignoranza. E come si vede, non è necessariamente rappresentata da Mussolini o da Hitler, ma anche da chi dice di contrapporsi a Mussolini ed Hitler.
Dice, ma i fatti raccontano altro. Per questo non cerchiamo i gruppi organizzati che si auto-definiscono “buoni”, perché è in quell’auto-definizione il primo indizio di arroganza e falsità. Cerchiamo i valori, ovunque riusciamo a trovarli, nella voce e soprattutto nelle azioni costruttive delle persone degne.
Se abbiamo davvero valori umani, coltiviamoli e trasmettiamoli ai giovani con esempi di civiltà.
Altrimenti l’unica cosa che costruiremo, sarà solo altra barbarie.