Visto che oggi se ne parla molto, dirò che io ho sempre ritenuto l’ideologia nazifascista oscena e becera. Per quanto abbia ascoltato tentativi di difesa di qualche tipo, anche basati su argomentazioni approfondite o erudite, per giustificare qualche aspetto di tale ideologia, non ho mai trovato il minimo appiglio per salvare neppure una briciola, e se posso anche prendere atto che “i treni all’epoca marciavano in orario”, non ho mai visto cosa potesse esserci di positivo in questo, quando su molti convogli viaggiarono uomini trattati come animali e destinati ai lager. L’ideologia nazifascista fu espressione chiarissima della nefanda volontà di distruggere con prepotenza ogni sistema di valori umani costruttivi.
Ma come mi è chiaro questo, mi è altrettanto chiaro che quella nazifascista non fu l’unica espressione oscura di tale genere, e non fu addirittura neppure la peggiore, perché ci fu chi riuscì ad essere persino più efficace nel distruggere il sistema dei valori umani. Ci furono ad esempio espressioni di pensiero ed azione altrettanto becere ed oscene proprio nelle culture che combatterono militarmente e ideologicamente il nazifascismo. La cultura anglo-americana aveva sviluppato concezioni imperialistiche, violente e razzistiche, già con enorme anticipo rispetto al nazifascismo, e all’epoca del secondo conflitto mondiale l’America, l’Inghilterra e la Francia avevano alle spalle un passato di crimini di colonizzazione e schiavismo da far sembrare Hitler un pivellino, e misero a profitto questo passato in quel presente e nel successivo futuro. Su un altro fronte, lo Stalinismo fu semplicemente terrificante nella sua oscenità, e chi leggendo “Una giornata di Ivan Denisovič” di Aleksandr Solženicyn non rivede “Se questo è un uomo” di Primo Levi credo abbia seri problemi di pregiudizio ideologico.
Perché questo è il problema: il pregiudizio ideologico.
Perché se io dicessi, magari ancora nel presente anno di grazia 2020, a 75 anni di distanza dal secondo conflitto mondiale, “io sono antifascista”, evidentemente vorrei far passare la narrativa (per non dire la favolistica) che essere contrari al fascismo abbia significato automaticamente essere dalla parte di certi valori positivi come il rispetto, la pace, la libertà, i diritti umani, la giustizia, la compassione. Ma questa narrativa è una insostenibile menzogna, perché anti-storica. Le culture anglo-americane e comuniste non si sono contraddistinte per esprimere i valori di cui sopra, ma bensì la loro negazione. Il capitalismo come dottrina economica, e il consumismo come modello sociale si ispirano a disvalori come l’egoismo, il plagio dell’altro, l’arroganza, il pensiero unico, l’omologazione, la legge della giungla e chi più ne ha più ne metta, e la maggior parte dei regimi comunisti non sono stati altro che totalitarismi, spesso e volentieri fanatici, intransigenti e crudeli.
Quindi, con quale orgoglio o prosopopea oggi ci si può definire “antifascista”, se non si precisa di che tipo di antifascismo si tratti? L’antifascismo degli americani che sganciarono le atomiche sul Giappone? L’antifascismo dell’Europa dei banchieri, del Dio Quattrino, del lavoro schiavista, del materialismo integrale, della negazione di ogni cultura “altra” che non sia quella fondata sui disvalori occidentali? L’antifascismo di coloro che scrivono sui cartelli “maschio di m…”, piuttosto che “ebreo di m…” o “nero di m…”? L’antifascismo di chi decapita le statue di Colombo perché giudicato colonialista, o di Montanelli perché giudicato pedofilo? Ma con questa idea di antifascismo, allora cosa dovremmo fare alle statue dei papi e dei santi della Chiesa Cattolica, che massacrò i Catari, che mandò al rogo Giordano Bruno, che abbiamo visto implicata nelle più infamanti condanne di pedofilia? Andiamo a mettere a ferro e fuoco San Pietro?
Ecco perché io dubito fortemente che possa avere un senso positivo dirsi oggi “antifascista” con intento categorizzante, cioè con l’intento di far passare per “buoni” la categoria di coloro che semplicemente avversano Mussolini e Hitler, e per traslazione all’epoca attuale, Salvini o Trump. Mettersi nella categoria “antifascista” non significa veicolare valori diversi: moltissimi di quelli che oggi si mettono in questa categoria esprimono anzi gli stessi disvalori, a partire dall’intolleranza per il pensiero altrui, dall’aggressività e dal sostegno a politiche imperialistiche e a regimi totalitari persino peggiori di quelli instaurati da Hitler, Mussolini e Franco.
Naturalmente, se si crede che l’attuale società Occidentale fondata sul capitalismo e sul consumismo sia il “Bene”, tutto il discorso che ho precedentemente esposto si può anche fare a meno di leggerlo, e comprendo benissimo che ci si possa definire con orgoglio “antifascisti” in senso pienamente positivo.
Ma se così non fosse, io credo che l’unico senso positivo e costruttivo possa averlo solo la dichiarazione di credere in un complesso di valori, come quelli che elencavo sopra, di civiltà e progresso umano, che non sono stati secondo me mai rappresentati da categorie politiche o ideologiche, ma solo da singoli uomini, singole civiltà o singole epoche, e comunque mai in modo totale ma sempre parzialmente e con sfumature di grigio tra picchi di grandezza e abissi di degrado.
Perciò io preferisco dire di stare dalla parte di tali valori umani, e guardo con molti dubbi e senza alcuna approvazione ai vari “movimenti” che si riconoscono in categorie politico-culturali, soprattutto di un passato che ci si rifiuta anche di studiare e di analizzare alla luce di una migliore conoscenza, e che si vorrebbe nostalgicamente pietrificare nel pregiudizio della rappresentazione di parte.
Ho anzi certezza sul fatto che tali posizioni saranno dannose, e contribuiranno a generare atti vergognosi come quella dell’insozzare la statua di Montanelli, o di altri personaggi del mondo della cultura che ebbero la colpa, secondo gli “antifascisti”, di avere idee diverse dalle loro. Ci si renda conto che, diffondendo tali posizioni, domani saranno altre statue ad essere insozzate, altri libri ad essere bruciati, altri dei ad essere bestemmiati.
Ma, ovviamente (lo sottolineo con cura) si tratta solo di mie personali convinzioni.